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La realtà aumentata? È (anche) uno strumento di design critico

Aumentare la realtà non vuol dire soltanto immergerci in scenari futuristici. Oppure, provare a stupire i consumatori con nuove inserzioni (come ha fatto Pepsi a Londra) o servizi innovativi (è il caso dell’app dell’Ikea). L’AR può essere anche un’occasione per mostrare nuovi aspetti della realtà e, così, provare a costruire un discorso critico sugli spazi pubblici e privati che attraversiamo ogni giorno.

È proprio questo uno degli obiettivi di Keiichi Matsuda e i suoi progetti sull’Hyper Reality: non tanto amplificare la realtà per farci vedere un futuro tecnologicamente avanzato, quanto mostrare meglio le conseguenze sociali e culturali di queste innovazioni.
Una proposta di design critico, per molti versi simile a quello di altri attivisti e computer-artist che usano la realtà aumentata per veicolare messaggi inaspettati.

E’ il caso di Public Ad Campaign, progetto lanciato da Jordan Seiler per cercare di porre un argine al bombardamento visivo dei cartelloni pubblicitari nelle metropoli.

Augmented Reality Advertising Takeover

Insieme a The Heavy Project, Public Ad Campaign ha ideato AR | AD Takeover, progetto lanciato nel 2011 per sostituire i cartelloni luminosi di Times Square con messaggi alternativi visualizzati sullo schermo del proprio iPad o iPhone. Insomma, un caso di ad-busting aumentato, che vuole essere anche una critica al modo in cui il marketing invade i paesaggi urbani.

NO AD è il nome di una nuova app rilasciata sempre da The Heavy Project e Public Ad Campaign. In questo caso quando si punta lo smartphone o il tablet contro uno dei cartelloni pubblicitari della metropolitana di New York si possono visualizzare i lavori di giovani artisti. Gli ideatori vedono questa app come un prototipo di ad-blocker fisico che potrà presto arrivare sul mercato.

We see NO AD as a precursor to a viable physical ad blocking software that, used in conjunction with soon to be available heads up display technologies, will drastically alter our relationship to visual imagery in our shared public spaces.

Esplora, invece, più i cambiamenti nelle dinamiche sociali e personali il video “Sight” realizzato da Eran May-raz e Daniel Lazo, due studenti israeliani. Nel cortometraggio si vedono due ragazzi uscire a cena fuori e poi corteggiarsi, mentre indossano lenti a contatto che aumentano la realtà, con continue incursioni di testi, immagini, grafici e consigli da parte delle app connesse. Fino a un epilogo non proprio piacevole…

Una critica culturale sull’invadenza della realtà aumentata e di altre tecnologie predittive, che, come scritto Forbes, ci fa capire come la tecnologia può tarpare, piuttosto che potenziare, le nostre libertà.

To paraphrase visionary English Romantic poet William Blake, “If the doors of perception are controlled, the threat to freedom will appear to man as it is, Infinite”

In attesa di proseguire la riflessione insieme a Keiichi Matsuda, condividiamo il saluto che ci manda da Londra. Vi aspettiamo il 14 ottobre in Mediateca Santa Teresa.

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