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infinitamente piccolo infinitamente complesso

L’infinitamente piccolo e l’infinitamente complesso coinvolgono i nostri sensi e il nostro punto di vista su un paesaggio inesplorato, da una prospettiva inedita.
È la tecnologia a donarci questa visione. L’esplorazione della materia si è spinta lontana nello spazio e nel tempo, abbiamo così tante informazioni su ciò che ci circonda in mille campi diversi, dalle nanotecnologie alla quantistica, dalla microbiologia all’astrofisica, da potere oggi guardare e operare in dimensioni che prima erano solo sognate.

Eppure, la poesia non si è esaurita. Anzi, ha con questa esperienza preso ancora più forza. Oggi noi possiamo guardare con la stessa meraviglia e lo stesso stupore i fenomeni della natura, ma con una qualità diversa da quella che il Barone di Munchausen sulla sua palla di cannone o Astolfo sull’Ippogrifo ci hanno raccontato.
Oggi abbiamo modo di esplorare e intravvedere il mondo nascosto attraverso strumenti tecnologici dotati di una potenza di calcolo straordinaria che ci permettono una sensibilità ed una “poetica” adatte a farci vedere l’intima struttura della realtà e contemporaneamente continuare a immaginarla.

Di questo intreccio dove la distinzione che separa arte da tecnologia è sempre più indefinibile racconteremo nei tre incontri, due talk e una performance, in programma del percorso espositivo di Giuliana Cunèaz al MEET “C’è tanto spazio laggiù in fondo” il 15, il 24 marzo e il 1° aprile.

Nel primo, Dall’argilla al 3D ragioneremo sulla materia digitale plasmabile come l’argilla, materia plastica che è anche esplorazione antropologica e culturale del rapporto fra l’uomo e il mondo sensibile amplificato dalla tecnologia, mentre nel secondo Creare l’invisibile si affronteranno gli aspetti della tecnologia che rende visibile l’invisibile cercando di trovare il punto di equilibrio tra arte e scienza, esplorare per interpretare nuovamente i segni e le informazioni che la natura ci dà, trasformandoli in una nuova estetica derivata da questa alchimia.
Il terzo e ultimo incontro, Danzare il Tempo, è una performance sulle immagini e la musica dei “I cercatori di luce” rappresentata nella sala immersiva, dove l’Accademia Kataklò amplificherà l’azione con una coreografia che farà uscire letteralmente la danza dalle pareti.

Se il pensiero di Richard Feynman, il più geniale ed eclettico fra i fisici è la chiave di lettura di tutto il percorso espositivo di Giuliana Cunéaz al MEET, che centra il suo sguardo sulla incredibile profondità della prospettiva scientifica applicata all’arte, forse quella che può rappresentare la meraviglia tecnologica è la terza legge di Arthur C. Clarke, autore di fantascienza e inventore: “qualsiasi tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia”. Cosa che l’esperienza di Giuliana al MEET ci conferma pienamente.

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