Close filters

Guru

Tipo di contenuto

Loading...

Searching...

Post

Mapping the NFT Revolution | Intervistiamo Philip Abussi

Mapping the NFT revolution: come sarebbe senza musica? Certamente diversa. Sicuramente mancherebbe qualcosa, mancherebbe quel legame intimo e profondamente emotivo con le immagini che immediatamente si instaura fra pubblico e opera grazie alla musica. Possiamo definire in molto modi questa alchimia. Multimediale, se vogliamo rimanere nell’ambito dei media che armonizzano i loro rispettivi linguaggi, Olistico, se ampliamo il nostro sguardo e ci rivolgiamo alla molteplicità delle interazioni che intercorrono non soltanto fra tecniche, ma anche fra la creatività e sensibilità degli autori, il feeling fra l’opera e il pubblico e non ultimo in questo caso, la misteriosa armonia fra la composizione dell’artista e l’interazione dell’Intelligenza Artificiale.
La musica di Philip Abussi è tutto questo e anche altro, non possiamo che invitarvi a venire ad ascoltarla, non c’è altro modo per capirlo.
Questa la sua intervista.

Philip Abussi

 

MEET – Come autore hai partecipato alla realizzazione del comento sonoro (un tempo avrei detto colonna sonora) di molte opere, le più diverse. È la prima volta che ti imbatti in un’opera d’arte, e in particolare così innovativa? 

Philip Abussi -Non è la prima volta che mi imbatto nella creazione di un sound per un’opera d’arte. Ho avuto la fortuna di lavorare in passato con diversi Artisti tra cui pittori, fotografi e scultori. In quanto creatore di sound concepts, oltre che compositore musicale, nutro da sempre grande interesse per le nuove forme di linguaggio, soprattutto se applicate agli ambiti del multisensoriale, dell’immersivo e delle innovazioni tecnologiche. Di sicuro questa è la mostra più innovativa alla quale ho partecipato e questo mi rende particolarmente felice in quanto ho sempre pensato che la sperimentazione debba essere una delle massime aspirazioni di ogni Artista, forse perché è l’unico vero modo per poter anelare alla creazione di qualcosa di veramente nuovo.

MEET – Un progetto di arte generativa, composta dalla collaborazione fra la tecnologia dell’intelligenza artificiale e la sensibilità dell’artista. In questo caso come è stato il tuo apporto? hai seguito sin dagli inizi tutto il processo evolutivo dell’opera o sei intervenuto successivamente?

Philip Abussi – È stata svolta una ricerca sonora ben precisa, interpretando, scomponendo, e ricomponendo l’universo descritto da Mauro Martino. Mi sono ispirato alle bellissime immagini create dagli algoritmi per sviluppare e progettare la struttura compositiva, partendo dai concetti di minimalismo e astrazione ed utilizzando l’elemento musicale e sonoro, insieme alle immagini, come unici strumenti per la fruizione del racconto.
Nell’ultimo capitolo dell’esperienza immersiva i ruoli si invertono. La musica diventa fonte di ispirazione ritmica per l’intelligenza artificiale, sollecitandone le reazioni algoritimiche e contribuendo a dare vita all’opera visiva finale. Qui l’uomo ispira l’AI attraverso gli strumenti, le note e le frequenze creando un vero e proprio dialogo con essa.

MEET – Arte generativa visiva, ma anche musicale. tutti sappiamo della Decima Sinfonia di Beethoven, incompiuta, e completata da una AI che ha avuto la sua prima mondiale in Germania nell’ottobre del 2012 , 194 anni dopo la morte del compositore. qual’è il tuo approccio alle potenzialità espressive e creative che la tecnologia può dare al tuo lavoro?

Philip Abussi – La sfida più grande per me è sempre quella di fornire allo spettatore, attraverso il senso dell’udito, ulteriori informazioni ed elementi oltre a quelli visivi, affinché egli possa avere una percezione più completa nel suo insieme ed una fruizione maggiormente ricca. Oggi le possibilità tecnologiche aiutano sensibilmente la ricerca e l’esplorazione sonora e le potenzialità sono sicuramente molte: ogni giorno ne nascono di nuove e ad una rapidità sconcertante. Se da una parte sono contento per i giovani che si trovano ad approcciare alla musica e al sound design in modo più semplificato, dall’altra sono preoccupato perché credo fermamente che questo possa impigrirli. L’assenza di uno sforzo creativo nella ricerca del proprio suono e del proprio e personalissimo registro linguistico e stilistico è, a mio avviso, deleterio per la creazione di ogni forma d’Arte. Bisogna imparare a utilizzare tali possibilità tecnologiche e ad usarle come strumenti senza mai farci possedere da esse.

close-link
close-link