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ENGAGE – Il report finale

MEET e Città Metropolitana di Milano, in collaborazione con l’Institute without Boundaries (IwB) e con il supporto della Commissione Europea, hanno organizzato una charrette con l’intento di esplorare l’impatto del digitale sul tema delle pari opportunità.

La crisi sanitaria ha accentuato quei problemi che molte donne in Italia e nel mondo si ritrovano ad affrontare. La charrette si è concentrata su tre temi di particolare criticità – l’accesso ai servizi ed alle infrastrutture, l’educazione e, infine, il mondo del lavoro – con l’obiettivo di approfondirli insieme ad un team che riuscisse a dare una lettura multidisciplinare del problema e a proporre soluzioni.

CONTESTO SOCIO-ECONOMICO

In Italia, secondo l’ISTAT, i lavoratori sono scesi di 101 mila unità, di cui solo duemila sono uomini. Il dato mostra come siano ben 99 mila le donne che hanno perso il posto di lavoro o che risultano disoccupate. Nel dicembre 2020 sono stati persi 79 mila posti di lavoro rispetto a novembre. In totale, nel 2020 444 mila persone sono rimaste senza lavoro: 312 mila sono donne.

Tutto questo mostra che le risposte offerte dal digitale per rispondere al Covid-19 in ambito familiare e professionale hanno introdotto sicuramente innovazione, ma forse unicamente finalizzata a creare efficienze e recuperare in breve tempo la produttività. Non si può parlare di inclusione, anzi, gli squilibri pre-esistenti sembrano ad oggi ancor più cristallizzati. Ecco perché la sfida sulla parità di genere è tuttora in campo ed è stata messa in evidenza dal nuovo rapporto dello European institute for gender equality (Eige) che valuta l’Unione Europea e i singoli paesi membri in base ad un indice di uguaglianza in sei ambiti chiave: il lavoro, i soldi, il potere, il tempo, la conoscenza e la salute.

L’occupazione femminile emerge come la sfida cardine per la parità di genere in Italia. Secondo il Global Gender Report 2020, l’Italia è al 76° posto su 153 paesi e al 17° posto tra i 20 paesi dell’Europa occidentale. Ancora, in Italia le donne costituiscono il 64,5% degli studenti universitari, ma la percentuale di quelle che si iscrivono a materie STEM è molto bassa (oltre il 70% dei laureati in ingegneria e scienze sono uomini).

CONTESTO DI POLICY

La pandemia ha mostrato quanto sia importante ed urgente attuare nuove norme di equilibrio vita-lavoro (introdotte dalla direttiva UE 2019/1158). Ad oggi si riscontra uno scollamento con la reale applicazione degli interventi concreti. Con la Strategia per la parità di genere 2020-2025 viene delineato il quadro operativo della Commissione Europea in materia e vengono definiti gli obiettivi politici per il prossimo futuro: misure mirate ed azioni di mainstreaming. L’Eige definisce l’internazionalità come uno strumento analitico per comprendere e rispondere ai modi in cui sesso e genere si intersecano con altre caratteristiche e i modi in cui tali intersezioni contribuiscono a determinare esperienze di discriminazione specifiche.

Nella strategia si pone attenzione alla questione della transizione digitale che modificherà l’economia e il mercato del lavoro. Tutto questo rischia di generare impatti sempre più negativi sull’inclusione sociale e lavorativa delle donne. Ad oggi, molte più ragazze acquisiscono competenze informatiche per poter svolgere un ruolo nel plasmare il mondo digitale di domani. Un esempio concreto è il settore dell’intelligenza artificiale, diventato di importanza trainante per il progresso economico, settore in cui le donne devono essere figure importanti come ricercatrici, programmatrici ed utilizzatrici.

I RISULTATI DELLA CHARRETTE

MONDO DEL LAVORO. La partecipazione ai processi professionali di uomini e donne è distorta da un’iniqua divisione in seno alla famiglia di diritti, tempo e accesso alle tecnologie. Per avviare un processo di riequilibrio si propone una conciliazione reale tra smart working e famiglia e occasioni di formazione permanente sul digitale. Il secondo tema vede invece protagonista l’ambito della formazione professionale con la creazione di corsi up-skilling per donne disoccupate e/o in cerca di nuove occupazioni. L’obiettivo è quello di incentivare la conoscenza sul digitale da parte delle donne e l’accesso a mestieri e competenze poco esplorate. Iniziative che faciliterebbero l’aumentare di consapevolezza sul proprio potenziale professionale.

EDUCAZIONE. L’azione su questo versante dovrebbe essere rivolta a correggere gli stereotipi di genere con cui vengono narrate le professioni digitali attraverso nuovi programmi dedicati ai minori e un’opera di formazione e sensibilizzazione delle istituzioni scuola e famiglia che più o meno consapevolmente veicolano questi preconcetti. Sono state anche identificate delle azioni che si possano attivare all’interno dei processi scolastici, quali l’introduzione di curricula di cittadinanza digitale all’interno delle ore destinate dal Ministero all’Educazione Civica oppure il rafforzamento dei percorsi di orientamento scolastico sulle potenzialità professionali dell’ecosistema digitale, attraverso programmi rivolti a tutta la comunità educante.

ACCESSO A SERVIZI E INFRASTRUTTURE. I dati con cui si analizzano il bisogno e i processi decisionali di costruzione, progettazione e gestione dei servizi e delle infrastrutture non includono adeguatamente le varie categorie di donne. Per questo settore, la prima proposta è quella di introdurre diversità in seno agli enti pubblici nei team incaricati della programmazione, valutazione e rendicontazione degli appalti per affidare servizi esterni e dei bandi, così che l’ente pubblico si faccia promotore dell’equità di genere. La seconda proposta è l’introduzione di indicatori specifici nelle gare d’appalto e nei bandi per misurare il gender equality delle organizzazioni candidate.

Puoi scaricare qui il report completo.

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