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Innovare in emergenza. Un caso dal Terzo Settore

Come si fa a progettare innovazione durante un’emergenza? La risposta sembra essere una: facendo rete per integrare e condividere competenze e saperi.

È così che nasce il network di sette hub per la consegna di cibo a domicilio nel Milanese destinato a famiglie e nuclei fragili, messi in ulteriore difficoltà dalla pandemia da Coronavirus.

A rendere possibile l’iniziativa sono  l’Assessorato alle Politiche sociali e abitative del Comune di Milano, gli uffici della Food Policy e la Protezione Civile locale, Banco Alimentare, Caritas Ambrosiana, Fondazione Cariplo, Programma QuBì – La ricetta contro la povertà infantile, Coop Lombardia, Milano Ristorazione e Amat.

Il processo: dal centro logistico di Banco Alimentare della Lombardia viene recuperata e distribuita ogni giorno almeno una tonnellata di cibo per ciascun hub aderente. Parliamo di derrate alimentari di prima necessità della cui consegna si occuperà – in sicurezza – un team composto da dipendenti del Comune di Milano, operatori e volontari delle vari organizzazioni aderenti.

Cosa c’entra il digitale? All’apparenza poco, anche se è certo che il coordinamento e la logistica di questo progetto si affidino a software e database capaci di “parlarsi” e “interagire”. Niente di così ovvio, solo pochi anni fa, ma non è questo il punto su cui riflettere, a nostro avviso.

L’iniziativa, che ci è stata segnalata da Fondazione Cariplo (che del progetto è uno degli animatori), racconta di come il Terzo Settore stiamo reagendo con processi di condivisione e partecipazione che molto devono a concetti quali il Knowledge Commons di cui Meet the Media Guru parlava già nel lontano 2016 attraverso il brillante intervento di Stefana Broadbent.

Proviamo a concretizzare: una rete ha bisogno di nodi che condividano dei valori e saperi (swarm intelligence) e vogliano mettere a fattor comune competenze e know-how (sharing) per produrre un comportamento nuovo, detto emergente (global brain o capitale organizzativo).
Semplificando al massimo è così che funziona l’Intelligenza Collettiva che, quando non resta teorica, ma si trasforma in pratica concreta diventa Intelligenza Connettiva secondo la definizione di Derrick De Kerckhove. Per saperne di più, c’è il libro di De Kerckhove nella collana Meet the Media Guru edita da Egea.

Nel costruire il network di hub, le organizzazioni aderenti dimostrano di aver “digerito” e applicato queste nozioni che hanno avuto e tutt’ora hanno importanti influenze sull’intelligenza artificiale e la robotica, per esempio grazie agli studi sulle modalità in cui i comportamenti affidabili di un nodo si “standardizzano” e possano essere replicati  da altri. È questo il principio da cui partono molti modelli matematici e algoritmi per l’addestramento di reti e il machine learning.

Insomma, un progetto di solidarietà e sostegno lanciato per rispondere a necessità molto concrete in un momento di difficoltà può includere il retaggio di paradigmi “storicamente” digitali e restituire – quando l’emergenza sarà finita – buone pratiche di gestione condivisa e unificata fra pubblico e privato sull’intera rete territoriale milanese. C’è da esserne fieri.

Foto in apertura: Flickr | Jo Zimny Photos

Foto in alto: Ufficio Stampa Comune di Milano

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