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Understanding the Invisible | Albert-László Barabási

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Con The Art of Connection, MEET presenta, per la prima volta in Italia, il corpus delle opere realizzate al BarabásiLab, famoso laboratorio di ricerca fondato da Albert-László Barabási ed incentrato sulla visualizzazione di reti e nodi e caratteristici delle dinamiche del web, in un percorso espositivo di forte impatto visivo che si focalizza sul talento di Barabási di unire intuizione scientifica e visionarietà.

Sin dalla giovane età è emersa la propensione di Albert-László Barabási per le materie scientifiche. Ha frequentato una scuola di matematica e fisica a Csikszereda, per poi concentrarsi in fisica e ingegneria all’università di Bucarest, conseguendo successivamente un master presso la Eotvos Lorand University di Budapest ed il dottorato di ricerca in fisica presso l’Università di Boston. Nel 1995, dopo un periodo come post dottorato associato al Watson Reserach Center di IBM, è diventato assistente professore di fisica all’Università di Notre Dame nell’Indiana. Nonostante la carriera accademica precoce e stellare, il sogno di Barabási è sempre stato di diventare un artista e, come si evince dalla homepage del suo amato Laboratorio, ci è riuscito: “la domanda di cosa sia arte o scienza non ha assolutamente senso. Sono entrambe parte dello stesso viaggio di scoperta”. Difatti dalla primissima visualizzazione di dati inventata nel 1995 ad oggi, Barabási non ha solo inventato un nuovo campo della scienza delle reti, ma ha sviluppato un vero e proprio linguaggio grafico, artistico, prima bidimensionale, poi con sculture tridimensionali, ed infine, grazie ai progressi della realtà virtuale, in quattro dimensioni.

Difficile riassumere le tappe fondamentali della sua carriera, solo aprendo il sito del BarabásiLab ci si rende subito conto del numero e della complessità delle ricerche svolte. Sicuramente il lavoro del 2001 sul ruolo della rete nella sopravvivenza di una cellula (più precisamente di una cellula di lievito) è stato fondamentale. Per osservare come la sua sopravvivenza dipenda dalle proteine più altamente connesse, il team ha per la prima volta rappresentato accuratamente l’attuale disposizione architettonica delle connessioni cellulari tramite uno strumento software di visualizzazione della rete progettato per esplorare i social network, mostrando così esplicitamente come le proteine in una cellula interagiscono l’una con l’altra. Altrettanto fondamentale è stato lo studio delle malattie umane realizzato in collaborazione con il Dana-Farber Cancer Institute della Harvard Medical School nel 2005. La mappa The Human Disease Network che ne è risultata nel 2007 ha catturato le comuni origini genetiche delle diverse malattie ed è stata la prima volta che il BarabásiLab ha codificato due set di informazioni in ogni nodo. La dimensione del nodo rappresentava il numero di geni legati a una particolare malattia. Il colore del nodo, al contrario, indicava la classe della malattia. Nel 2016, Barabási ha iniziato a trasformare gli strumenti di studio della scienza delle reti, nel mondo dell’arte. Utilizzando un numero enorme di dati sulla storia delle mostre di mezzo milione di artisti, il BarabásiLab ha svelato le connessioni invisibili che modellano le carriere degli stessi. L’Art Network cattura la rete dell’influenza di migliaia di istituzioni (musei e gallerie) in tutto il mondo: queste ultime sono collegate se un artista la cui opera è stata esposta al museo viene esposta anche successivamente alla galleria, o viceversa. The Art Network è stato anche uno dei primi tentativi di presentare questa costellazione come una scultura di dati, cioè in 3D. Oggi, il linguaggio visivo del BarabásiLab sta sperimentando la quarta dimensione (che sarebbe anche quella “naturale” delle reti), attraverso le nuove tecnologie rese disponibili dalla realtà aumentata e dalla realtà virtuale. Le nuove espressioni visive prodotte dalla loro ricerca garantiranno sicuramente nuovi capitoli in questa storia in continua espansione.

Nella Sala Immersiva si trova un’installazione site specific che fornisce proprio una visione completa e universale della creatività di questo scienziato e del suo laboratorio, che esalta il suo modo straordinario e pionieristico di dare vita, colore e forma alla complessa scienza dei dati impiegando gli strumenti di una società alimentata dal visivo, che incarna infine nel profondo l’ambivalenza coesa del lavoro di Barabási: un artista sperimentale con un approccio decisamente basato su metodi scientifici.


La Solitudine delle Moltitudini | Marco Buongiorno Nardelli

La musica non è un complemento. Sembra una affermazione banale, ma è giusto rimarcare come nelle opere multidiscipliari che caratterizzano l’arte digitale, dove si intrecciano in modalità veramente inestricabili e connesse competenze tecnologiche, sensibilità artistiche e conoscenze scientifiche, la musica giochi un ruolo mediano di enorme importanza, che tra l’altro ha sempre avuto nelle arti performative e nella multimedialità.

La Solitudine delle Moltitudini (The Solitude of the Multitudes) è un’opera elettroacustica del compositore Marco Buongiorno Nardelli. Permea di suono l’exhibition di Albert-László Barabási nella Immersive Room, una testimonianza fondamentale per capire pienamente l’opera esposta di cui fa parte. Leggi qui la sua intervista.

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