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Le nuove dimensioni delle smart city

Il testo che segue è la traduzione in italiano di un post pubblicato qui da James Ransom, ricercatore britannico indipendente autore del report Smart places – how universities are shaping a new wave of smart cities  nel quale è citato il progetto Citizen Data Lab di MEET.

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Il mio rapporto per il British Council su università e smart city descriveva la prima ondata di “città intelligenti” guidate da grandi società tecnologiche come IBM e Cisco, seguite da movimenti originati “dal basso” cioè da gruppi della società civile. Il rapporto, nelle conclusioni, affermava che le università potevano efficacemente colmare la distanza tra i due e garantire che le comunità avessero voce in capitolo.

Un paio di mesi dopo la pubblicazione finale, sto riflettendo su come questa immagine possa essere diversa al di fuori dell’Europa (su cui si concentrava la ricerca) nonché su nuove forze che aggiungono il loro contributo alla storia. Dopo la pubblicazione mi sono brevemente occupato dei pericoli dei progetti di Smart City privi di partnership efficaci in Canada, ma ci sono altri due movimenti che vale la pena tenere d’occhio.

Giganti della tecnologia

La prima sono le Smart City che sorgono di nascosto. Questo tipo di movimento entra dalla porta posteriore (o, più precisamente, viene installato sulla porta di casa). I consumatori acquistano prodotti come Ring, un campanello dotato di videocamera di sicurezza, da Amazon. L’amministrazione cittadina viene inizialmente scavalcata nella costruzione delle reti della Smart City ma viene cooptata in seguito, come spiega un eccellente articolo di Wired (incentrato sugli Stati Uniti):

In cambio della promozione dei dispositivi di Ring e della app di sorveglianza sulle attività criminali Neighbors, la polizia ha accesso ad un portale da cui può chiedere ai cittadini filmati dalle loro telecamere, che si presume possano essere collegati a un crimine, senza un mandato. Gli accordi che permettono ciò sono stati oggetto di un crescente controllo negli ultimi mesi, poiché giornalisti e attivisti hanno criticato la mancanza di trasparenza e i possibili casi di violazioni della privacy. I registri pubblici ottenuti dai giornalisti mostrano inoltre che Ring controlla strettamente come i funzionari di polizia descrivano i loro rapporti con la società.

Questi campanelli digitali sono attivati dal movimento e rilevano ogni genere di attività fino a circa nove metri di distanza. La creazione di un’enorme rete di copertura video gestita da una società privata ha portato 30 organizzazioni americane per i diritti civili a chiedere ai funzionari del governo di indagare sulle pratiche commerciali dell’azienda e sulle partnership con la polizia.

Amazon ha ambizioni molto più grandi in questo settore. Il nuovo protocollo “Sidewalk” dell’azienda estende la connettività dei dispositivi all’area fuori della casa. Il primo prodotto è “Fetch”, un tag (chip) apparentemente del tutto innocuo per tracciare la posizione del proprio cane. Un altro articolo di Wired spiega come l’uso di tali dispositivi da parte di una minoranza di persone possa coinvolgere le comunità:

Nei suoi test Amazon ha inviato 700 dispositivi di questo tipo a dipendenti Amazon nell’area di Los Angeles e, poiché ogni dispositivo ha un raggio compreso tra 500 e 1,5 km, Amazon è stata presto in grado di “coprire tutta l’area abitata da queste persone a L.A. ”… Un innocente localizzatore di cani come Fetch si adatta perfettamente a questo modello di comunità collegate in rete Amazon che condividono video, avvisi e localizzazione.

Regimi autoritari

Il secondo movimento serve a ricordarci che, in alcuni luoghi, la prima ondata di Smart City, costruite con un approccio “dall’alto” guidato da governi e industria – non si è mai veramente esaurita, anzi questo approccio si è intensificato man mano che la tecnologia è diventata più economica e più potente. Il sito web Coda dispone di un’eccellente copertura di ciò che loro chiamano “tecnologia autoritaria”, incluso il lato oscuro dei progetti di smart city e tutti quei casi in cui “tecnologie adatte ad usi autoritari si nascondono attorno all’infrastruttura delle smart city”. Gli esempi includono il modo in cui le aziende occidentali stanno aiutando l’architettura di sorveglianza delle Smart City in Cina, i vari modi in cui la tecnologia aggredisce la vita dei comuni cittadini dello Zimbabwe e i vari modi in cui la tecnologia può essere utilizzata per sorvegliare le minoranze etniche come gli Uiguri in Cina.

Aggirare la società civile

Qui ci sono due storie. Una è quella dei vasti progetti infrastrutturali distribuiti su vasta scala nelle città, l’altra da un aumento dei dispositivi, nell’ordine delle migliaia. Una è quella delle amministrazioni cittadine che si riforniscono di tecnologia da una o due società, l’altra è fatta di migliaia di transazioni dei consumatori. Ma entrambi, come dimostrano le proteste delle organizzazioni americane per i diritti civili e i servizi copertura di Coda, mancano di controllo, responsabilità e trasparenza e aggirano del tutto attori quali la società civile, le università e altri organismi che, invece, possono dare molto.

James Ransom

(Foto in apertura Miłosz Klinowski su Unsplash)

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