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Le 5W della terza rivoluzione industriale

Sabato 13 Aprile al Museo Bagatti Valsecchi di Milano Fabio Novembre e Carlo Ratti discuteranno, nell’incontro MtMG FOCUS dal titolo On the future… of furniture and other things, di come stanno cambiando i processi produttivi sotto la spinta delle nuove tecnologie. Dal design d’autore alla progettazione delle smart cities, passando per i laboratori dei nuovi maker, stiamo per entrare in quella che The Economist ha definito la “terza rivoluzione industriale“. Di cosa si tratta? E perché si tratta di un fenomeno dirompente su larga scala? Ecco alcune risposte per arrivare preparati all’incontro di sabato.

What

Grazie a nuovi materiali (come la fibra di carbonio) e nuove tecnologie (come le stampanti 3D) la produzione manifatturiera diventa più economica e flessibile.
Dall’assemblaggio di prodotti per le masse, si passa alla realizzazione per strati successivi di oggetti personalizzati. Non ci sono più le “componenti” da mettere insieme in maniera standardizzata alle catene di montaggio, ma progetti unici da realizzare on-demand anche nel garage di casa propria.
Prende così piede una terza rivoluzione industriale che, come le precedenti, è destinata a cambiare non solo il modo in cui si lavora e si fa business, ma anche i processi creativi e culturali.

When

La prima rivoluzione industriale è iniziata in Gran Bretagna alla fine 18esimo secolo con la macchina a vapore introdotta nell’industria tessile. La seconda rivoluzione è arrivata agli inizi del ‘900, quando Henry Ford ha ideato e messo in pratica la catena di montaggio per la produzione di massa di automobili
Ora stiamo per entrare nella terza rivoluzione, quella in cui l’industria manifatturiera incontra il mondo digitale.

Why

Le principali innovazioni che stanno dietro questa nuova rivoluzione sono tre:
1) Nuovi materiali – La fibra di carbonio sta sostituendo l’alluminio e l’acciaio. E questo avviene a diversi livelli di grandezza, dalla produzione di un aereo a quella di una mountain bike;
2) Nuove tecnologie – Le stampanti 3D e i robot diventano sempre più sofisticati, accessibili ed economici. Chiunque può mettere in piedi una micro-fabbrica a casa propria;
3) Nuovi processi – La condivisione di progetti online, spesso realizzati in maniera collaborativa, inverte la piramide produttiva. Dal singolo progetto replicato in milioni di copie tutte uguali si passa a milioni di progetti poi stampati in maniera personalizzata.

Where

La terza rivoluzione industriale non sta avvenendo in un singolo luogo fisico. E’ disseminata, come lo sono le tecnologie digitali. Ma, come le precedenti rivoluzioni, anche qui ci sono alcuni paesi e culture che sembrano più propense a questo cambiamento.
L’Italia, ad esempio, è leader nella parte hardware con le Officine Arduino di Torino, da cui sono poi partiti i tanti FabLab attivi sul territorio.
In Olanda, invece, è nata Shapeways la più grande community per la condivisione di progetti per la stampa in 3D. In pochi anni ne sono stati stampati e venduti più di un milione.
Ci sono poi gli Stati Uniti: a New York è nata Quirky, community che promuove la social production attraverso un’innovativa “catena di montaggio” virtuale per realizzare le migliori idee in circolazione.

Who

Chi e cosa leggere sull’argomento per saperne di più?
Innanzitutto “Makers, il ritorno dei produttori” dell’ex direttore di Wired, Chris Anderson. Poi lo speciale di The Economist. E, infine, per un quadro più sociologico, il saggio “Do It Yourself. Dal garage alla costruzione della realtà” di Bertram Maria Niessen, contenuto nell’ebook “Sociale, digitale. Trasformazione della cultura e delle reti“. Da guardare poi questo Storify e il servizio realizzato da “The Stream” di Al Jazeera.

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