Close filters

Guru

Tipo di contenuto

Loading...

Searching...

Post

Zygmunt Bauman: una lunga vita in poche righe

Con Zygmunt Bauman, ospite a MtMG il 9 ottobre 2013, prosegue la riflessione, già affrontata attraverso le visioni di Geert Lovink e Manuel Castells, sugli impatti positivi e negativi della tecnologia. Noto come uno dei più influenti pensatori al mondo, Bauman sviluppa il suo lavoro di ricerca lungo le direttrici più cruciali per capire i cambiamenti della nostra epoca, dalla sociologia alla teoria politica, dalla filosofia alla comunicazione, dall’etica all’economia. A lui si deve la folgorante definizione di modernità liquida, di cui è uno dei più acuti osservatori e la cui concettualizzazione ha influenzato gli studi in tutti i campi delle scienze umane.

E’ autore di moltissimi libri nei quali si è occupato dei grandi temi del pensiero sociologico, quali l’analisi della modernità e postmodernità e il ruolo degli intellettuali, ma continua a tutt’oggi ad allargare il suo sguardo per mettere a fuoco le trasformazioni della sfera politica e sociale indotti dalla globalizzazione e che impattano la vita e le scelte di ciascun individuo, divenendo sempre più noto anche al grande pubblico. Tra i suoi saggi più famosi si possono citare: Modernità e olocausto, Modernità liquida, Amore liquido, Vita liquida, Consumo dunque sono, L’arte della Vita.

Nell’ambito dei suoi più recenti scritti e discorsi, tra cui la raccolta Danni Collaterali (La Terza 2013), Bauman ha evidenziato anche le implicazioni più critiche della rivoluzione digitale, ovvero la “superficializzazione” delle informazioni e della comunicazione e la “fragilizzazione” dei rapporti umani. Rispetto ad altri critici e scettici della rete, Bauman articola però un importante messaggio che sottolinea come i pericoli legati alla crescente rilevanza di quello che avviene solo in tempo reale e all’espandersi della dimensione online della vita, non sono il portato delle tecnologie digitali in sé, bensì le conseguenze dello “stile di vita moderno” che tende ad eliminare dalle nostre vite ogni esperienza spiacevole, faticosa o sconveniente.

La coesistenza di pubblico e privato è «piena di rumore e di furore», come per Macbeth. E tuttavia, senza la loro contemporanea presenza la comunanza umana non sarebbe più concepibile dell’acqua senza la contemporanea presenza di idrogeno e ossigeno. Ciascuno dei due elementi ha bisogno dell’altro per mantenere una condizione sostenibile e sana. In convivenze di questo tipo, una guerra di logoramento equivale al suicidio di entrambi. Adesso, come in passato e nel futuro, la cura di sé e del bene dell’altro vanno nella medesima direzione e suggeriscono un’unica filosofia e strategia di vita. È questo il motivo per cui difficilmente la ricerca di un assetto definitivo tra privato e pubblico si fermerà del tutto. Come l’apparente turbolenza che ne caratterizza il rapporto.

Nato a Poznan nel 1925, dopo il tormentato periodo bellico, inizia la sua carriera accademica all’Università di Varsavia, nel 1968 è però costretto ad emigrare e si reca in Israele, dove insegna all’Università di Tel Aviv. Nel 1971 si trasferisce definitivamente in Gran Bretagna dove, dal 1972 al 1990 è professore di sociologia all’Università di Leeds e riveste a più riprese anche il ruolo di Direttore di Dipartimento. Attualmente è professore emerito di sociologia all’Università di Leeds e all’Università di Vienna. Nel 2010, nell’ambito della Scuola di Sociologia e Politiche Sociali dell’Università di Leeds, è stato istituito – in suo onore – il Bauman Institute, centro di ricerca e formazione dedicato all’analisi dei cambiamenti sociali nel mondo.

close-link
close-link