Evento
The Golden Key: uno studio immersivo sui miti globali
Un incontro pubblico con una macchina che genera una serie infinita di racconti mitologici.
The Golden Key è un’opera creata da Marc Da Costa e Matthew Niederhauser, che nella loro creazione partono da due domande: Che potere hanno i miti? Chi ha il potere di plasmare i miti del futuro?
La risposta è una conversazione infinita tra essere umano e un’intelligenza artificiale “educata” da un database accademico centenario che cataloga e struttura fiabe provenienti da tutto il mondo. Un racconto popolare ed epico che si trasforma e si annoda intorno ai prompt del pubblico. Domande semplici o complesse, stati d’animo, timori, danno vita a una nuova mitologia, al riparo dalla distopica manipolazione delle big tech.
The Golden Key secondo i due autori è un artefatto, una provocazione lasciata indietro negli ultimi ipotetici giorni del vecchio mondo per creare una soglia verso la memoria collettiva del genere umano.
Vincitore del Premio della Giuria nella competizione SXSW XR Experience del 2024, The Golden Key permette al pubblico di entrare in contatto e intervenire nei nuovi poteri di narrazione e creazione di una mitologia rielaborata dall’intelligenza artificiale.
Gli autori
Marc Da Costa è un artista e antropologo il cui lavoro esplora la relazione tra le tecnologie emergenti e l’esperienza vissuta. Il suo lavoro è stato esposto ampiamente negli Stati Uniti e in Europa e i suoi scritti sull’intersezione tra dati e società sono apparsi su The New York Times, The Guardian, Vice e in altre pubblicazioni.
Matthew Niederhauser è un artista ed educatore. Il suo lavoro spinge i limiti delle tecnologie emergenti di intelligenza artificiale e realtà estesa (XR) all’interno di una vasta gamma di medium, esplorando concetti che sfumano il confine tra il digitale e il fisico. La sua formazione in antropologia e fotografia lo ha portato a collaborare con The New Yorker, Wired e The New York Times, ha realizzato installazioni che hanno debuttato al Venice Film Festival, Sundance, Tribeca Film Festival, SXSW e IDFA DocLab.
L’opera
L’installazione immerge i visitatori in un universo narrativo generato da un’intelligenza artificiale che compone storie senza fine. Ambientata in un contesto futuro dove il cambiamento climatico ha trasformato radicalmente il nostro pianeta, l’opera è un lascito proveniente dagli ultimi giorni del mondo come lo conosciamo oggi.
Un ponte culturale e antropologico che invita gli spettatori a confrontarsi con le potenzialità narrative e mitologiche dell’intelligenza artificiale, permettendo loro non solo di osservare ma anche di interagire attivamente con il processo creativo.
Il mito dell’intelligenza artificiale
I due autori partono da una premessa provocatoria: l’intelligenza artificiale stessa è un mito. Da un lato, abbiamo la narrazione distopica di macchine simili a Terminator che minacciano di sottomettere l’umanità; dall’altro, la visione utopica di entità benevole capaci di risolvere tutti i nostri problemi.
Tuttavia, dietro queste narrazioni contrastanti si nascondono realtà concrete: investimenti economici colossali, un’impronta ecologica paragonabile a quella di piccoli paesi, e un vasto territorio di incertezze sul futuro di queste tecnologie.
Il concept
Al centro della costruzione di The Golden Key c’è un database accademico centenario che cataloga e struttura fiabe provenienti da tutto il mondo, organizzandole in una tassonomia simile a quella che Darwin sviluppò per le scienze naturali. Questo progetto storico risuona sorprendentemente con gli attuali sforzi dei modelli linguistici come ChatGPT, che tentano di organizzare e identificare i modelli profondi dell’informazione disponibile online.
La vastità dell’eredità antropologica
La scala del database mitologico utilizzato per l’opera è di proporzioni impressionanti, comprende migliaia di strutture narrative e decine di migliaia di motivi ricorrenti nelle storie della tradizione indo-europea.
Molti di questi racconti hanno origini antichissime, risalenti a migliaia di anni fa, sebbene siano stati trascritti solo a partire dal XVI-XVII secolo. Prima di allora, queste storie venivano trasmesse oralmente di generazione in generazione, superando barriere geografiche e temporali immense.
La trasmissione culturale fra intelligenza umana e artificiale
Questa modalità di trasmissione culturale solleva un interrogativo fondamentale: quale sarà il destino dei nostri miti se la civiltà contemporanea dovesse collassare? The Golden Key si propone come una capsula del tempo, un artefatto lasciato negli ultimi giorni di un mondo sull’orlo della catastrofe climatica. Se lasciata operare autonomamente, l’installazione produce un flusso infinito di racconti mitologici accompagnati da rappresentazioni visive.
L’interazione con il pubblico
L’aspetto più innovativo dell’opera è l’invito rivolto al pubblico a contribuire attivamente alla narrazione. I visitatori possono inserire elementi narrativi personali, domande urgenti, ipotesi di fantasia che vengono poi integrati e ricombinati nel processo continuo di creazione mitologica.
Questa interazione apre a una prospettiva umanistica sulla tecnologia dell’apprendimento automatico generativo, fornendo una base più solida per immaginare cosa rappresentano queste tecnologie, come possono essere utilizzate e quali implicazioni potrebbero avere per il nostro futuro collettivo.