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AI: non è la prima volta che la tecnologia ci sconvolge
Non è la prima volta. Il cinema dei Lumière documentava l’arrivo dei treni, la fotografia sostituiva i ritrattisti, i sintetizzatori imitavano gli strumenti tradizionali. Ogni tecnologia nasce come protesi, evolve in strumento, matura in linguaggio autonomo. L’intelligenza artificiale attraversa oggi la stessa parabola evolutiva, e gli eventi di luglio 2025 tra Milano, Venezia e Pompei permettono di osservare da vicino una transizione già scritta nella grammatica dell’innovazione artistica.
La genealogia dell’autonomia
Quando Méliès scoprì che la macchina da presa poteva mentire, il cinema smise di essere dispositivo di registrazione per diventare fabbrica di immaginari. Quando Man Ray posò oggetti sulla carta fotosensibile, la fotografia abbandonò la mimesi per esplorare l’astrazione. Quando Jarre stesso, negli anni ’70, trasformò i sintetizzatori da imitatori di orchestra in generatori di paesaggi sonori inediti, la musica elettronica conquistò una propria identità estetica.
Il pattern è ricorrente: ogni medium inizia replicando pratiche esistenti, poi sviluppa proprietà emergenti impreviste. Promptitude al MEET di Milano documenta questo momento di passaggio. Jarre non usa l’AI per accelerare processi compositivi tradizionali, ma ne esplora le specificità generative. I suoi “prompt haiku” sono innesti che attivano processi autonomi di visualizzazione.
Specificità dell’artificiale
Dove sta allora la particolarità dell’AI rispetto alle transizioni precedenti? The Golden Key di Da Costa e Niederhauser, esposta a MEET parallelamente a Promptitude, offre una traccia. L’installazione non genera solo contenuti, ma adatta continuamente le proprie regole generative in base alle interazioni del pubblico. È una tecnologia artistica che impara durante l’uso, modificando retroattivamente i propri parametri creativi.
Questo elemento auto-modificante distingue l’AI dai medium precedenti: cinema, fotografia ed elettronica musicale mantengono regole stabili. L’AI introduce variabilità sistematica che sfugge al controllo autoriale durante la creazione. Non si tratta più di padroneggiare uno strumento, ma di negoziare con un sistema che evolve.
L’abituale contrappunto
I concerti del 3 luglio a Piazza San Marco e del 5 luglio all’Anfiteatro di Pompei replicano una strategia consolidata di Jarre: l’accostamento sistematico tra estetica monumentale ed estetica esperienziale. Non si tratta di “testare” la legittimità dell’elettronica, ma di attivare una tensione produttiva tra due paradigmi opposti della durata artistica.
Da un lato l’estetica della persistenza: pietre che attraversano millenni, architetture progettate per sfidare il tempo, forme che si cristallizzano in oggetti stabili. Dall’altro l’estetica dell’evento: frequenze che esistono solo durante l’ascolto, sintesi che si dissolvono nel silenzio, esperienze che non lasciano tracce materiali se non nella memoria.
Oxyville alle Corderie aggiunge una dimensione diversa: trasforma l’ascolto in progettazione spaziale. L’installazione invita il pubblico a “costruire” architetture immaginarie solo attraverso il suono, facendo dell’acustica il materiale primario dello spazio. Non è più questione di temporalità – stabile o esperienziale – ma di percezione: il suono diventa strumento di misurazione e creazione architettonica, ribaltando la gerarchia sensoriale tradizionale.
Cosa osservare
La vera lezione di questi eventi potrebbe essere proprio la loro normalità. Dopo cinquant’anni di arte elettronica, l’AI rappresenta un’evoluzione con una dose di prevedibilità più che una rivoluzione imprevista. Il pubblico di luglio assisterà a una transizione già metabolizzata dalla storia dell’arte contemporanea.
Forse l’aspetto più interessante è proprio questo carattere post-pionieristico. Jarre, Da Costa e Niederhauser non sono esploratori di territori vergini, ma cartografi di paesaggi già abitati. Il loro lavoro documenta una maturità: l’AI non ha più bisogno di giustificare la propria presenza nell’arte, deve solo definire le proprie specificità espressive.
- MEET Digital Culture Center: Promptitude e The Golden Key
- Venezia: Piazza San Marco (3 luglio, ore 21) | Corderie dell’Arsenale, Oxyville (fino al 23 novembre)
- Pompei: Anfiteatro degli Scavi (5 luglio, ore 21)