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Other Intelligences: le opere in rassegna
Other Intelligences, collettiva curata da Sabine Himmelsbach e Marlene Wenger e co-curata da Maria Grazia Mattei per la tappa italiana, e prodotta da HEK (House of Electronic Arts Basel) in collaborazione con MEET Digital Culture Center, esplora forme di cognizione diverse dalla nostra. Sistemi che percepiscono, elaborano, si adattano secondo logiche che non passano né da un cervello né dall’algoritmo. La mostra evita le gerarchie cognitive, ovviamente. Analizza e scopre invece protocolli di relazione: come dialoghiamo con chi percepisce il tempo diversamente, chi elabora attraverso il corpo anziché la mente e chi pensa in colonia anziché come individuo?
In collaborazione con il Consolato Generale di Svizzera a Milano
Le opere in mostra
LOUNGE
Patricia Domínguez – Matrix Vegetal (2021-22)
Un’installazione video che esplora la comunicazione tra esseri umani e mondo vegetale. Ispirata dalla ricerca nella giungla peruviana con il guaritore Amador Aniceto, Domínguez combina miti, rituali e pratiche di guarigione per aprire un portale speculativo verso un mondo quantistico oltre la logica binaria. La tecnologia diventa strumento per ristabilire il dialogo tra umani e più che umani. LED disposti in forma triangolare conferiscono all’opera un’aura da santuario.
GALLERY
Alice Bucknell – The Alluvials (2024)
Un videogioco in sette scene ambientato in una futura Los Angeles colpita da siccità. Ogni episodio racconta la crisi climatica da prospettive non umane: il fiume LA, un incendio, il fantasma del puma P-22, un branco di lupi. Bucknell usa versioni modificate di Grand Theft Auto V, scansioni 3D e scenari generati dall’AI che combinano immagini storiche del fiume con dati sull’inquinamento. L’opera parte dalla ricerca sui Tongva – il popolo indigeno del territorio – e sulla loro conoscenza dell’ecosistema fluviale.
Joey Holder – Ambiogenesis (2025)
Un video ambientato in un futuro post-umano dove forme di vita pionieristiche dominano un ecosistema acquatico surreale: la pulce d’acqua, la medusa immortale, il polpo, la spugna vulcanica gigante. L’AI dà voce a questi esseri che incarnano forme radicalmente diverse di vita e temporalità, sfuggendo ai cicli di nascita e morte attraverso esistenze reversibili e fluide. Il titolo suggerisce la co-evoluzione di sistemi biologici e sintetici in cui l’AI è già organica e la biologia sempre più computazionale.
Marc Lee in collaborazione con Shervin Saremi (sound) – Speculative Evolution (2024)
Speculative Evolution immagina un ecosistema speculativo in cui AI e biotecnologie collaborano per creare e ottimizzare specie in grado di resistere a un ambiente sempre più ostile. Grazie a un simulatore, il pubblico è invitato a generare esseri viventi e osservare un ecosistema in continua evoluzione. Il progetto invita a riflettere sulla tendenza umana di semplificare ecosistemi complessi trattando la natura come un sistema che può essere aggiustato.
Susanne Hartmann – Experiments III (2025)
Capsule di Petri dove il micelio cresce su agar-agar. Elettrodi catturano i segnali bioelettrici dei funghi e li convertono in impulsi luminosi trasmessi attraverso cavi in fibra ottica, rendendo visibile l’attività della rete sotterranea. Il micelio connette le radici di alberi e piante nel terreno, scambiando informazioni e nutrienti. L’installazione crea un’interazione poetica tra comunicazione organica e tecnologica.
Sookyun Yang – Exotic Species in the Robot Ecosystem (2023)
L’artista coreana esplora come la tecnologia possa preservare la biodiversità utilizzando l’AI per progettare nuove specie ibride tra robot, piante, insetti ed esseri umani. Il lavoro di Yang segue l’approccio della robotica morbida, sviluppando dispositivi indossabili che amplificano le capacità sensoriali umane. Attraverso l’atto sensoriale del percepire specie aliene, il lavoro di Yang mette in evidenza come gli esseri umani esistano tra agenti più-che-umani e suggerisce che l’empatia possa essere una via verso la coesistenza con le specie esotiche dell’ecosistema robotico.
Špela Petrič – PL’AI (2022)
Installazione video di piante di cetriolo e un robot controllato da AI che interagiscono in un terrario. L’AI muove palline colorate che le piante usano come supporto per crescere. Uno scanner Lidar misura lo sviluppo delle piante ogni 15 minuti; l’AI adatta le sue mosse in base a questi dati ma sorprende con azioni imprevedibili. L’opera mostra come attraverso l’interazione tra intelligenza vegetale e artificiale vengano creati e modellati spazi vitali condivisi.
Isabell Bullerschen – ipseria (2022)
Un’esperienza di realtà virtuale multisensoriale: il visitatore siede su un cuscino vibrante che rappresenta ipseria, una forma di vita immaginaria senza forma fissa che vive nelle mucose dei vertebrati. L’utente compie un viaggio nelle viscere che ristabilisce la connessione con la propria corporeità fluida. Un esercizio di “making kin” – creare parentela – con forme di vita radicalmente altre, secondo la filosofa Donna Haraway.
IMMERSIVE ROOM
Dotdotdot – Data Bugs — AI is a mirror (2024)
Un’installazione interattiva dove il pubblico crea insetti immaginari attraverso il movimento del corpo nello spazio. L’AI è stata addestrata con due dataset: immagini generiche da internet e un archivio entomologico curato. Avvicinandosi agli otto pilastri LED, i visitatori attivano l’AI che genera in tempo reale versioni ibride degli insetti (es: 70% farfalla, 10% formica, 20% scorpione). Le immagini basate sui dati generici sono standardizzate e imprecise, quelle dal training entomologico sono dettagliate e rappresentative della biodiversità reale. L’opera mostra quanto i risultati dell’AI dipendano dalla qualità dei dati e sensibilizza sulla responsabilità umana nel training dei sistemi intelligenti.